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Adriana De Tommaso, Giudice del Tribunale di Trento


Sono nata nel 1965. In magistratura dal 1992, dopo l’uditorato a Napoli ho assunto le funzioni di giudice presso il Tribunale di Chiavari dove ho svolto fino al 1998 funzioni civili e penali.

Ho in seguito lavorato nel tribunale di Macerata come giudice del lavoro e g.i.p. e poi come giudice civile, con applicazioni al tribunale distrettuale del riesame di Ancona e alla Corte d’Appello della stessa città; ho partecipato alla commissione flussi.

Dal 2011 sono in servizio al Tribunale di Trento come giudice civile.

Sposata, ho un figlio di 15 anni.

Dopo il sorteggio ho accettato di partecipare perché dalle correnti della magistratura vengono sì tante idee buone e condivisibili, ma poi nei fatti si vedono prevalere molto spesso decisioni rispondenti solo al criterio dell’appartenenza all’una o all’altra corrente, nel conferimento degli incarichi, negli interventi a tutela, nell’organizzazione degli uffici.

Aspiro ad un C.S.M. in cui ogni magistrato eletto si comporti sempre senza condizionamenti e vincoli e con lo stesso senso di imparzialità su cui si fonda il nostro lavoro quotidiano.  Vorrei quindi essere sicura che il conferimento degli incarichi direttivi o semidirettivi  avvenga non in forza di spartizioni ma sempre secondo criteri obiettivi e verificabili, privilegiando, a seconda dell’incarico, la versatilità o la specifica esperienza.

Nell’esercizio della funzione disciplinare credo, con specifico riferimento alle condotte connesse allo svolgimento delle funzioni, che si debba avere uno sguardo molto attento sulla concreta situazione lavorativa del magistrato raggiunto da un addebito, prendendo nella dovuta considerazione tutti i deficit strutturali e organizzativi non dipendenti dal singolo e che pongono spesso il magistrato in situazioni molto difficili.  


Penso  che debba essere valorizzato massimamente il lavoro giudiziario, che deve restare centrale e fondamentale nell’esperienza del magistrato, e che gli incarichi fuori ruolo debbano restare una parentesi e non reiterarsi creando carriere parallele. 


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