Sono nata nel
1965. In magistratura dal 1992, dopo l’uditorato a Napoli ho assunto le
funzioni di giudice presso il Tribunale di Chiavari dove ho svolto fino al 1998
funzioni civili e penali.
Ho in seguito
lavorato nel tribunale di Macerata come giudice del lavoro e g.i.p. e poi come
giudice civile, con applicazioni al tribunale distrettuale del riesame di
Ancona e alla Corte d’Appello della stessa città; ho partecipato alla
commissione flussi.
Dal 2011 sono in
servizio al Tribunale di Trento come giudice civile.
Sposata, ho un
figlio di 15 anni.
Dopo il
sorteggio ho accettato di partecipare perché dalle correnti della magistratura
vengono sì tante idee buone e condivisibili, ma poi nei fatti si vedono
prevalere molto spesso decisioni rispondenti solo al criterio dell’appartenenza
all’una o all’altra corrente, nel conferimento degli incarichi, negli
interventi a tutela, nell’organizzazione degli uffici.
Aspiro ad un
C.S.M. in cui ogni magistrato eletto si comporti sempre senza condizionamenti e
vincoli e con lo stesso senso di imparzialità su cui si fonda il nostro lavoro
quotidiano. Vorrei quindi essere sicura che il conferimento degli
incarichi direttivi o semidirettivi avvenga non in forza di spartizioni ma
sempre secondo criteri obiettivi e verificabili, privilegiando, a seconda
dell’incarico, la versatilità o la specifica esperienza.
Nell’esercizio
della funzione disciplinare credo, con specifico riferimento alle condotte
connesse allo svolgimento delle funzioni, che si debba avere uno sguardo molto
attento sulla concreta situazione lavorativa del magistrato raggiunto da un
addebito, prendendo nella dovuta considerazione tutti i deficit strutturali e
organizzativi non dipendenti dal singolo e che pongono spesso il magistrato in situazioni
molto difficili.
Penso che
debba essere valorizzato massimamente il lavoro giudiziario, che deve restare
centrale e fondamentale nell’esperienza del magistrato, e che gli incarichi
fuori ruolo debbano restare una parentesi e non reiterarsi creando carriere
parallele.
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