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Francesca Bonanzinga, Sostituto della Procura della Repubblica di Patti


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, il mio curriculum vitae.

Gentili colleghi,

in vista delle elezioni per il rinnovo dei membri del CSM, fissate per il mese di luglio c.a., il Comitato “Altra Proposta” ha scelto di selezionare dei candidati mediante sorteggio tra tutti i Magistrati.

Come probabilmente già sapete, si tratta di un Comitato di recente formazione, che si propone un forte rinnovamento del CSM e degli altri organi rappresentativi dei magistrati; in tale contesto, l’individuazione dei candidati per sorteggio è stata adottata al fine di elidere ogni dipendenza dei candidati da persone o gruppi, nonché al fine di consentire agli eletti di esercitare l’ufficio senza condizionamenti.

Tra i “magistrati sorteggiati” sarete Voi, tramite le cdprimarie telematiche”, che si svolgeranno nel periodo di tempo compreso tra il 14 e il 23 aprile c.a. a scegliere chi parteciperà alle elezioni del CSM.  

Per partecipare alla votazione è necessario registrarsi all'indirizzo http://tinyurl.com/k789bne con la propria e-mail dell'ufficio.

La registrazione – che deve avvenire tra l’1 e il 12 aprile c.a. -  non comporta adesione al Comitato ma abilita solo al voto alle primarie telematiche organizzate dal Comitato.

Tra i nomi dei candidati troverete anche il mio. Pertanto, essendo stata sino a questo momento estranea alla “vita politica” della Magistratura, mi sembra doveroso spendere qualche parola per spiegare a tutti Voi le ragioni che mi hanno spinto ad accettare questa candidatura.

Ritengo, infatti, fondamentale che il Consiglio Superiore della Magistratura, quale organo di autogoverno, operi indipendentemente da logiche corporative e nell’interesse prevalente della nostra categoria. Ciò è possibile solo se viene assicurata a tutti noi che giornalmente ci adoperiamo nei nostri Uffici per il “sistema giustizia”, la possibilità di accedere a tali cariche. Soltanto chi quotidianamente si trova a dover affrontare i non pochi disagi che ai giorni nostri comporta l’essere Magistrati (problemi organizzativi degli uffici, carichi di lavoro eccessivi, carenze di organico nonché di personale amministrativo, ecc.) può concretamente rappresentarne gli interessi e farsene portavoce.

Attualmente mi trovo in servizio, quale Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Patti, realtà territoriale per certi versi difficile che mi ha permesso di confrontarmi con alcune delle problematiche alle quali ho fatto cenno.

Tale esperienza, nonché il confronto dialettico con i colleghi, anche di uffici diversi, mi ha spinto oggi a mettermi in gioco e a portare avanti un programma di rinnovamento non solo formale ma sostanziale, che passa inevitabilmente attraverso alcuni punti su cui ritengo necessario soffermarmi, sia pur brevemente:


Tutela dell'indipendenza del CSM

L’affermazione di una reale autonomia del CSM è essenziale per garantire le prerogative costituzionali della Magistratura, quale ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.

In un periodo storico in cui si moltiplicano le accuse di “politicizzazione” della magistratura, è necessario garantire che le decisioni prese dal CSM non rispondano a logiche di parte, ma siano ispirate alla tutela dell’interesse generale e alla giustizia del caso singolo.

A tal fine occorre riaffermare la centralità della componente togata e superare, al suo interno, le logiche di schieramento e di appartenenza.

Solo mediante l’indipendenza del singolo magistrato membro del CSM sarà possibile garantire l’indipendenza di tale organo e, di conseguenza, della Magistratura nel suo complesso.

Tale autonomia, peraltro, favorirebbe il CSM nell’opera di necessario e tempestivo adeguamento al giudicato amministrativo o alle sospensive dei TAR.

In questo spirito, fermo restando il corretto esercizio delle proprie attribuzioni e le garanzie costituzionali di cui gode il potere giudiziario, sarà anche favorita qualsiasi iniziativa finalizzata al dialogo esterno, con le Istituzioni politiche e sociali, ed interno, ovvero tra tutti i magistrati.

In questa prospettiva, si impone una seria riflessione anche sui rapporti tra giustizia, politica e informazione e sulle rispettive aree di intervento. La salvaguardia della libertà di forme e di modalità di azione deve trovare necessariamente dei limiti nella reale condivisione dei valori costituzionali.

Un responsabile spirito di collaborazione, nel segno della fiducia e del rispetto reciproco dei diversi ruoli e lontano da sterili e strumentali polemiche, potrà servire a delineare un possibile orizzonte della giustizia.


 La valutazione di professionalità e responsabilità disciplinare

Si tratta di due temi strettamente legati tra loro.

L’adozione di un corretto sistema di valutazione di professionalità dei magistrati è essenziale per garantirne l’effettiva indipendenza: un sistema basato su criteri discrezionali, infatti, consentirebbe a soggetti esterni di condizionare l’operato del singolo.

L’attuale sistema, basato sull’individuazione di standard medi di rendimento, mira a rispondere proprio a questa esigenza. Si tratta, tuttavia, di un indicatore di quantità che non tiene conto di specifiche esigenze, legate a peculiarità della singola realtà organizzativa. Ad esempio, non appare corretto valutare la performance del magistrato esclusivamente in base al numero e ai tempi di deposito dei propri provvedimenti.

Occorre, pertanto, tener conto anche di altri parametri rilevanti, quali – tra gli altri – i carichi di lavoro, eventuali ruoli promiscui, o il numero medio di udienze del singolo magistrato, ecc..

In particolare, si propone di adottare un indicatore sintetico che tenga conto di tutti gli elementi rilevanti, così pervenendo ad una valutazione basata non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità del lavoro.

Tale sistema permetterebbe di tutelare il singolo magistrato fissando livelli di esigibilità che tengano conto delle condizioni in cui è chiamato ad operare e contemporaneamente garantire livelli ottimali di produttività.

Sotto questo profilo infatti andrebbero riviste alcune disposizioni in tema di responsabilità disciplinare. Si pensi ad es. all’art. 81 disp. att. c.p.c. che prevede il mancato rispetto dei termini fissati nel calendario da parte del Giudice quale causa di violazione disciplinare ovvero indice determinante ai fini della valutazione di professionalità. Tale previsione, a mio parere, dovrebbe essere calata nella realtà territoriale in cui si trova ad operare il singolo magistrato.

 


 Il Pubblico Ministero

L'assetto organizzativo delle Procure è fondato sulla normativa primaria del decreto legislativo n. 106/2006 e su quella secondaria delle circolari del 12 luglio 2007 e del 21 luglio 2009.

Tali fonti dettano i principi attraverso i quali possono esplicarsi i poteri dei Capi degli Uffici, con particolare attenzione ai rapporti con i Sostituti e alla sfera di libertà e discrezionalità che la legge assegna loro.

Deve infatti essere garantito ad ogni singolo Magistrato la garanzia costituzionale di autonomia.

Ciò sarà possibile mediante l’individuazione di linee guida che riescano a contemperare il potere di coordinamento e di iniziativa penale del Procuratore con l'indipendenza del singolo magistrato.

Inoltre, iniziative dovranno essere prese al fine di tutelare la posizione del singolo Magistrato il quale, fermo restando le responsabilità per gli esiti conseguenti alle proprie scelte processuali, non dovrà essere esposto ad azioni pretestuose da parte di terzi (si pensi ad es. ad istanze di avocazioni proposte anche prima della scadenza dei termini di indagini per i quali vengono ugualmente richieste relazioni da parte della Procura Generale rallentando il lavoro del Pubblico Ministero).


La questione economica.

L’indipendenza della magistratura passa anche dal riconoscimento di un livello retributivo adeguato alla funzione svolta.

Senza una retribuzione idonea a garantire indipendenza economica e stabilità, si danneggia non solo il singolo magistrato, che viene pregiudicato nella possibilità di esercitare in piena autonomia il proprio lavoro, ma la magistratura nel suo complesso: in un contesto di grave insufficienza di organico, viene meno la capacità attrattiva di nuove professionalità qualificate, che non sono incentivate a scegliere una carriera certamente qualificante, ma che richiede spirito di sacrificio e capacità di lavorare in condizioni spesso assai disagiate.

Proprio in quest’ottica, sono da stigmatizzare i numerosi interventi che negli ultimi anni hanno tentato di ridimensionare il potere giudiziario, colpendolo anche sul fronte del trattamento economico.

Tale prospettiva è purtroppo ancora attuale, atteso che è allo studio del Governo la proposta di operare una forte riduzione (di circa il 20%) delle retribuzioni dei magistrati.

Per difendere i nostri diritti su questo fronte, è necessaria, oltre all’attivazione di ogni forma di tutela legale, anche in via preventiva (es., tramite diffida), una forte azione sul piano della comunicazione: occorre, infatti, superare la concezione della magistratura come una casta intenta a difendere i propri privilegi, alimentata da certe campagne stampa, ed evidenziare il vantaggio competitivo che ha ciascun Paese dotato di un ordine giudiziario efficiente e non già depotenziato.


Il Comitato Pari Opportunità e malattia professionale

Il Consiglio superiore della Magistratura, attraverso l’ausilio del Comitato Pari Opportunità, dovrà continuare a curare nel prossimo quadriennio azioni positive per assicurare la piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e donne.


Le disposizioni contenute nella vigente circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari in tema di tutela della maternità sono finalizzate a consentire agli uffici di avvalersi dell'attività di magistrati che, altrimenti, per motivi familiari o di salute, sarebbero costretti a ricorrere a periodi anche molto lunghi di astensione dal lavoro e, nel contempo, di assicurare a questi magistrati il diritto all'espletamento delle loro funzioni secondo modalità compatibili con la loro contingente situazione.


E’ pur vero che seppur qualche passo rispetto al passato è stato fatto è necessario battersi per tutelare il Magistrato soprattutto allorquando quest’ultimo potrebbe averne più di bisogno.


Si pensi ad esempio alla normativa in caso di malattia professionale (legge 6 agosto 2008, n. 133) che prevede attualmente una forte decurtazione dell’indennità di funzione (oltre a dimezzamenti per concedi straordinari o aspettative) proprio allorquando il Magistrato potrebbe avere più bisogno di risorse economiche. Tale normativa, dettata verosimilmente dalla necessità di prevenire eventuali strumentalizzazioni delle tutele previste in tali situazioni (ovvero le cd “situazioni patologiche”), va inevitabilmente a danno di coloro che hanno realmente bisogno di tali strumenti di tutela (ovvero le cd “situazioni fisiologiche”). A mio parere, dovrebbero essere altri gli strumenti per combattere tali fattispecie (es. incrementando le visite fiscali). Inoltre, dovrebbero essere adottate delle circolari che disciplinino, garantendone una certa flessibilità, il lavoro del magistrato assente per malattia (es. prorogando i termini di deposito delle decisioni già prese in riserva).

Queste le questioni, a mio avviso, ritenute principali.

Purtroppo, il tempo a mia disposizione non è tanto vista l’imminenza delle primarie, cercherò tuttavia per quanto mi sarà possibile, di diffondere questo mio programma, anche attraverso confronti diretti tra colleghi.

A tal fine, comunque, vi invito ad approfittare del blog del Comitato Altra Proposta.

Vi ringrazio per l’attenzione.




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