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Francesco Luigi Branda, Giudice del Tribunale di Cosenza


Cari Colleghi

sono stato sorteggiato dal Comitato Altra Proposta per le primarie con cui saranno selezionati i candidati che questo gruppo intende presentare alle elezioni al CSM.

Ritengo doveroso illustrare brevemente i motivi  per cui ho aderito a questa iniziativa  in cui sono stato coinvolto inaspettatamente dalla sorte; innanzitutto, la parola INDIPENDENZA più volte sottolineata nel programma.

Non dubito che anche i colleghi designati dalle correnti possano essere indipendenti, ma – complessivamente – se guardiamo ai risultati delle precedenti  attività consiliari, non sempre, anzi raramente,  le scelte del consiglio in materia di nomine  e procedimenti disciplinari,  sono apparse immuni da critiche di segno opposto.

Ho pensato - anche  se il paragone  a prima vista potrebbe sembrare azzardato – alla mia prima esperienza lavorativa al Tribunale di Velletri, circondario per me assolutamente sconosciuto fino a quel momento.

Non conoscevo nessuno e questo fatto mi faceva sentire assolutamente libero e agevolato in ogni mia decisione. 

Immagino che anche il solo fatto di appartenere ad una corrente e di condividerne la frequentazione nelle molteplici forme con cui ci coinvolge, possa,  nella migliore delle ipotesi, condizionare negativamente le scelte, ad esempio quella di mostrarsi  eccessivamente rigoroso, solo per allontanare dalla propria coscienza il peso del dubbio sulla imparzialità. E non voglio neppure pensare a quella vecchia frase,  tanto vituperata dal professor  Fabbrini,  “per l’amico il cuore, per gli altri la legge”.

Per questo motivo, essere - sin dal primo atto della designazione -  svincolato dalle correnti  è certamente il modo più semplice per affrontare il delicato compito che un consigliere si accinge a svolgere.

Il discorso è fin qui generico, anche se penso costituisca una buona base di partenza per dare corpo e significato a questa iniziativa che, non a caso, ha preso le mosse da un sorteggio  e che tende a migliorare il modo di operare del CSM.

Incidentalmente, sul sorteggio vorrei dire a chi non lo condivide che questo non è avvenuto tra una moltitudine in cui si confondono soggetti di serie “A” e altri delle serie “cadette” , ma tra magistrati che svolgono normalmente lo stesso lavoro e che dovrebbero avere simili competenze, per cui il rischio altrimenti connesso alla sorte non presenta particolari pericoli di designazione di candidati “originali.
  
Quale è dunque la mia idea?

Inizio dai miei connotati: ricordo con nostalgia la mia iscrizione a Magistratura Democratica, a cui sono affezionato per le persone che mi hanno spinto ad avvicinarmi a quella idea di magistratura, ma che purtroppo oggi non ci sono più o non sono apprezzate come meriterebbero, perché probabilmente non si sono adeguate alle pratiche più convenienti delle altre correnti di cui anche MD, e la sua riedizione, risulta contagiata.

Quell’insegnamento impedisce anche a me ogni rischio di adeguamento, e vorrei che Altra Proposta – qualunque sia l’esito delle consultazioni – lo ereditasse.

Oggettivamente, le mie proposte sono da approfondire ulteriormente, avendo ricevuto questa investitura alla preselezione del tutto casualmente; ma posso sintetizzare quello che non condivido del sistema attuale e che perciò vorrei contribuire a cambiare.

Guardo alle comparazioni tra candidati aspiranti agli uffici direttivi e trovo scelte esattamente opposte a quelle che lo stesso Consiglio aveva espresso in precedenti valutazioni a cui i medesimi soggetti erano stati sottoposti in parallelo, senza che nel frattempo siano intercorsi fatti nuovi idonei a modificare il giudizio.

Al magistrato di elevatissima preparazione, che anche sulla mailing list ha dispensato a tutti i colleghi validissimi consigli per la risoluzione di casi giurisprudenziali particolarmente controversi, sottoposto a procedimento disciplinare solo per il ritardo nel deposito di pochi provvedimenti, in percentuale insignificante rispetto alla  mole di lavoro a cui il medesimo soggiaceva.

Ai Presidenti di sezione di nuova generazione, infervorati da efficientismo solo apparente, che rincorrono solo numeri, statistiche e scadenze, trascurando il contenuto e la sostanza della risposta che la giustizia deve dare al cittadino;  del tutto  indifferenti agli esiti che i procedimenti potranno avere nei gradi successivi.

Un ritorno alla sostanza,  alla verifica diretta – ad esempio mediante la costante audizione dei concorrenti  ai posti direttivi e semidirettivi – e il superamento dell’efficientismo di facciata, può essere il faro che illuminerà il percorso  e le scelte.

Io spero che questa idea di novità sortisca qualche effetto, anche perché non starei molto tranquillo nei panni di  chi ha già scelto per il passato, o perché non ha il coraggio di cambiare o perché si illude che le promesse elettorali personalmente ricevute, o soltanto sperate,  questa volta saranno miracolosamente mantenute.

Qui, non si promette a ciascuno il suo particolare, ma a tutti un sistema davvero indipendente.



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